Recensioni sull'artista Vittorio Menditto

    Boris Brollo

    Vittorio Menditto (1990) è un giovane che dopo un incidente motociclistico è rimasto tetraplegico, cioè paralizzato dal collo in giù. La sua vitalità lo ha portato a cercare nell’arte il riscatto all’assurdità della vita. Da bravo autodidatta, come tutti i pittori ha fatto il copista, cercando di imparare la tecnica pittorica facendo paesaggi un po’ naif e un po’ surreali, per il senso di vuoto che li occupa. Ma dopo questa prima esperienza, già importante per i risultati raggiunti, egli è passato a rappresentazioni più complesse e astratte. Il che ci fa dire che Egli ha il dono innato della pittura, soprattutto perché questo dono è legato alla visione dei suoi pensieri, alle sue astrazioni, ma si badi che non sono infantili, bensì raffinate sia nella cura che nell’esecuzione. Inoltre queste forme visive hanno molto della sua giovinezza, nel senso che appartengono all’esperienza dei manga, fumetti giapponesi. Si pensi, ad esempio, alle costruzioni avveniristiche che si vedono nei film di fantascienza quando intendono darci un’idea delle città del futuro. Angoli retti. Linee trasversali, muschi o piante che inducono il pensiero ad orti, o a giardini abbarbicati nelle astronavi spaziali. Insomma una pittura meritevole di attenzione e da tenere sott’occhio in attesa di sorprese. E non dimentichiamo che queste pitture di testa sono fatte con la testa grazie ad un speciale caschetto che gli permette di guidare il pennello come fosse una mano, anzi meglio.


    Archivio monografico dell’arte italiana

    Vittorio Menditto vive a Concordia Sagittaria (Venezia). La pittura nella sua vita ha un ruolo fondamentale da quando ha avuto un incidente motociclistico che lo ha reso tetraplegico. Grazie alla conoscenza del pittore Vincenzo Gualtieri, il quale percependo in lui grandi potenzialità ha voluto sperimentare l'utilizzo di un caschetto per dipingere. Grazie a questo ausilio Vittorio ha iniziato a creare le sue prime opere sperimentando le tecniche pittoriche e disegnative.

    Vittorio Menditto possiede il dono di una maestria tecnica, disegnativa e colorista, è dotato di grande intuizione artistica. Attraverso le fasi pittoriche sperimenta disegno e colore cimentandosi, inizialmente, in una pittura figurativa che gli permette di analizzare ciò che lo circonda. Vittorio Menditto giunge oggi ad una fase artistica complessa che nasce da un passaggio preciso: la realizzazione di paesaggi idilliaci, ben equilibrati nella composizione, esprimono una continua ricerca basata su un gusto estetico piacevole che alimenta serenità e stupore; una seconda fase dove il paesaggio diventa più complesso nella resa pittorica e realistico nell’insieme compositivo, l’artista osserva attentamente ciò che la natura può regalare e con ingegno creativo trasporta sulla tela paesaggi di grande incidenza. Al termine di questa fase figurativa Vittorio Menditto è accompagnato da una vera e propria natura artistica, in quanto inizia a personalizzare il suo linguaggio pittorico attraverso le corde emozionali del suo animo. L’arte di Menditto è una sintesi creativa della sua interiorità, un’espressione pittorica che si rinnova continuamente e spazia nelle vie più profonde della mente. Immaginazione, entusiasmo, speranza e ricerca di orizzonti nuovi arricchiscono il suo estro creativo, le opere di Menditto diventano racconto complesso di un’esistenza che è la fonte ispiratrice della sua arte. Le opere evidenziano una libera coloristica ed una forma pura che conquista il gusto di esperti, collezionisti e critici d’arte a livello internazionale.


    Arianna Di Presa

    Vittorio Menditto nasce a Concordia Sagittaria nel 1990 e nel corso della sua esistenza rende la sua passione per l’Arte una vera e propria professione. Inizialmente, la sua produzione pittorica offre una visione paesaggistica ma in seguito, egli stesso decide di optare per un cambiamento di stile scegliendo di prediligere l’Astrattismo. Un Astrattismo fortemente rivelatore di un’interiorità stravolta da accadimenti inevitabili rende Menditto ancora più propenso a coinvolgere lo spettatore in un’ottica multiprospettica e resiliente. I cromatismi non assumono linee precostituite, piuttosto seguono il flusso corporeo che deriva da un’immersione insita di invisibili sensazioni che si dipanano oltre l’indistinguibile orizzonte del possibile. Tale percorso, non conosce tempo e si prefigura come la continuazione di più asole esistenziali travolte dal sorgere di imperturbabili sofferenze e auliche conoscenze. Il senso dell’Essere confluisce nel mistero della grandezza e dalla propria volontà di espandersi nell’indissolubilità materica, che viene intesa un binomio unico tra percezioni fisiche e richiami spirituali. Proseguendo lungo l’espansione delle sue forme astratte si assiste ad un progressivo raggruppamento di emozioni esplicite e latenti che conducono ad abbracciare la propria dimora, a consapevolizzare in maniera graduale con il proprio Io, il tramite più efficace per compiere un processo di autoanalisi. La psicologia gestaltica studia l’iterazione tra l’uomo e le forme, ossia come la percezione delle forme diviene esperienza psicologica. Il modo in cui si struttura questa esperienza psicologica segue leggi universali. Ad esempio, il cerchio tende ad esprimere sempre la medesima sensazione, indipendentemente da cosa abbia forma circolare. E così avviene per i colori,per l’articolazione tra forme e forme, tra colori e colori, e tra forme e colori. In sostanza, l’atto percettivo, affidandosi ad esperienze già possedute e a meccanismi di fondo, tende ad interpretare l’oggetto d’indagine che vede indipendentemente da ciò che visibilmente rappresenta. L’artista, vive la medesima realtà di tutti. Riceve le medesime sollecitazioni, le interpreta con la sua specifica sensibilità, e, in più rispetto agli altri, le sa decodificare in forma. Il gesto creativo, sostanziandosi in un’opera, diviene traccia esistenziale. L’opera creata diviene traccia di tutta l’iterazione tra realtà, sollecitazione, sensibilità e creatività, che può essere comune a tutti, ma che solo l’artista, proprio perché è tale, sa esprimere e oggettivare. La nuova forma, non ha più altro referente al di fuori di se stessa, ma nello stesso tempo conferma e ripete il principio di necessità interiore. La tessitura della forma materiale e spirituale si compie in una serie di illuminazioni che avvalorano un’autentica Rivelazione. Pertanto, la denominazione migliore risulta arte concreta o reale poiché costituisce la Nascita nella Rinascita verso la comprensione del Mondo. Dottoressa Arianna Di Presa.



    Giuseppe Di Bella

    Stati d’animo di un artista tra bellezza e riscatto.

    Giovanissimo artista, Vittorio Menditto, classe 1990, vive e lavora in provincia di Venezia. La sua vita cambia dopo il grave incidente del 2006, ma l’arte compie il suo miracolo e durante la sua degenza il suo sguardo si illumina sentendo forte il richiamo della pittura. Inizia una lunga sperimentazione mai più interrotta, uno speciale strumento diventa il prolungamento dei suoi sensi. Improbabili paesaggi le sue prime opere, poi la svolta, lo spirito prende il sopravvento e inizia la sua esplorazione interiore che diventerà la poetica predominante della sua pittura. Ne scaturisce un caleidoscopio di piani sovrapposti che rappresentano sensazioni oscillanti tra luci e ombre. Una poetica pittorica del tutto unica e inimitabile che manifesta tutta la forza di uno straordinario artista che ha deciso di rompere qualsiasi concetto estetico precostituito per dare voce alla gioia, al dolore, alle emozioni e alle inquietudini in assenza di mobilità, come a volerci dire che basta un attimo per stravolgere totalmente la propria esistenza, e lo fa in maniera viscerale e profonda, che ne percepiamo la grande forza emotiva.