Recensioni sull'artista Lorella Fermo

    Il foglio di carta è per Lorella Fermo la superficie di registrazione di sensazioni avvertite nel contatto col mondo circostante, popolato da persone che, con la variegatura dei loro caratteri, costituiscono un dilatato repertorio dell’esistente, entro cui possiamo cogliere brani di credibile aderenza alla realtà; attraverso questi ritratti l’autrice esalta le note tipiche dei soggetti, inquadrati dalla lente deformante del suo umorismo, la sua capacità di strappare il sorriso con la bonaria forza di scavo negli aspetti divertenti della vita di ogni giorno. Disegnatrice di talento e caricaturista per vocazione, sa entrare nella fisionomia delle persone e farle diventare personaggi di un teatro privato, in cui si “muove” la contemporaneità; il paesaggio umano che si delinea è un fermento di sfumature psicologiche. Lorella Fermo, avvalendosi di un repertorio tecnico che le consente l’eccellenza nel disegno, incide la pagina bianca con l’invenzione di ritratti dove l’iperbole e l’ironia giocano una combinazione sollecitante di risultati: presenze prelevate dalla cronaca quotidiana e immesse in una storia, dove si intrecciano motivi fantastici e reali, tono giocoso nell’esaltazione dei caratteri, minuzia nella focalizzazione di peculiarità fisiche. Questo è possibile grazie a una capacità d’osservazione che Lorella Fermo unisce a una spiccata preferenza per lo studio di prerogative fisiche come evidenze di realtà interiori e tensioni temperamentali. La china e le matite colorate sono il corredo minimo di una progettualità dilatata e scissa in tante unicità, quante sono le persone interessate dall’intervento di Lorella Fermo; l’osservatore, di fronte a queste opere, può lasciarsi condurre in una trama che si arricchisce di dati, nel momento in cui la linea marcata o il fraseggio multiplo, il contorno deciso e il tocco lieve rispondono alla necessità di dare un volto all’idea che l’autrice ha della persona. La qualità tecnica risiede nella disposizione a tessere la preziosa filigrana grafica, come se il pennino fosse un organo atto a captare la variabilità degli umori e la vibratilità delle sensazioni. In quest’opera l’autrice impegna tutta se stessa per far emergere dalle potenzialità espressive del disegno il senso di tipologie caratteriali, catturate nell’indagine nel quotidiano, dove le persone che hanno relazione con lei entrano di diritto in una potenziale “galleria di ricordi”, ai quali attinge nel momento di far uscire la caricatura dal “cassetto delle memorie” per trasformarle in presenze vive, impegnate a smuovere il sorriso, tanto apprezzabile in un momento come questo, piuttosto avaro di occasioni umoristiche. E le dediche che accompagnano queste opere sono l’elemento che ne amplifica la risonanza e ne aumenta l’efficacia giocosa.

    Enzo Santese